La maggior parte dei pesci che arrivano sulle nostre tavole, dalle orate ai branzini, passando per le cozze, non sono pescati, ma vengono allevati.

Gli impianti di acquacoltura in Italia sono diffusi e caratterizzati da una grande varietà di specie e da diverse tipologie di allevamento: le vasche possono essere a terra, in mare aperto o sui litorali.

Acquacoltura in mare

Gli allevamenti in mare aperto sono caratterizzati da condizioni particolari: i pesci sono ospitati in gabbie galleggianti che si trovano in mare aperto, e sono ancorate al fondo. Gli impianti di acquacoltura che si trovano a terra vengono alimentati con acqua salmastra, che naturalmente deve avere un ricircolo.

Ci sono diversi impianti di questo tipo ad esempio in Toscana, dove già gli Etruschi e gli antichi Romani praticavano la piscicoltura in vasche semi-sommerse. Ora, nella zona di Orbetello ci sono impianti che sono collocati sulla terraferma, ma contengono acqua di mare che viene fatta arrivare dal mare tramite canali, oppure proviene da risorse idriche salmastre collocate nel sottosuolo.

I rischi ambientali dell’acquacoltura

L’acquacoltura permette di avere pesci in abbondanza, senza difficoltà di approvvigionamento. Alcune criticità, però, sono legate all’impatto ambientale degli impianti di piscicoltura, che possono portare inquinamento e squilibri ambientali: le feci dei pesci e il mangime non digerito possono causare alterazioni, o addirittura fenomeni di eutrofizzazione, che, riducendo l’ossigeno disciolto in acqua, provocano la morte degli organismi acquatici.

Per ovviare a questo problema, in mare aperto conviene posizionare le gabbie in luoghi dove le tra il fondo della gabbia e il fondale ci sia una buona distanza (almeno il doppio dell’altezza della gabbia) o scegliere luoghi percorsi da correnti veloci.

Gli allevamenti ittici danno problemi anche perché per prevenire e curare l e malattie dei pesci, che vivono in ambienti sovraffollati, al mangime vengono aggiunti antibiotici che inquinano l’ecosistema.

Nel Sud-est asiatico per fare spazio agli allevamenti di gamberi vengono abbattuti grandi estensioni di foreste di Mangrovie, col risultato che il mare salinizza le terre, e, a poco a poco le sommerge.

Dalle vasche di allevamento, inoltre, alcuni pesci fuggono riversandosi in mare, dove vanno a turbare l’equilibrio dell’ecosistema e possono diffondere malattie e parassiti.

La depurazione dei reflui di acquacoltura per preservare l’ambiente

In realtà, allevare pesci nel pieno rispetto dell’ambiente è possibile: bisognerebbe evitare l’allevamento intensivo e cercare di offrire ai pesci anche materie prime di origine vegetale, oltre alle farine.

Il problema dei reflui degli impianti può essere minimizzato con una gestione adeguata: filtrazione, decantazione, depurazione delle acque permettono di restituire all’ambiente acque non inquinate.

Dato che l’acqua salmastra crea un ambiente fortemente aggressivo è importante utilizzare valvole, tubi e componenti in genere resistenti alla corrosione.

(fonti: www.slowfood.it; www.politicheagricole.it)